Kunst in nicht perfekter Volumetrie / arte in volumetrie imperfette
Seit Marcel Duchamps Fountain bis heute plagt sich die Kunstgeschichte mit der Frage: „Was ist Kunst?“ Eine Heerschar von Künstlern und Kritikern haben auf sehr unterschiedliche Weise darauf geantwortet. Etwas das bis vor einer Minute nicht Kunst war, ist es plötzlich schon (oder was Vandalismus war- ist Banksy). Die Variablen der Postmoderne und der Post-Postmoderne werden ständig neu definiert, de facto ist es unmöglich einhellige Ergebnisse zu erzielen. „Kunst = …“ wird zu einem Möglichkeits-Raum in dem jede Definition akzeptabel oder inakzeptabel ist, je nachdem wer die Frage stellt. Als sie vom Markt gestellt wurde, kam mit Beuys These „Kunst = Kapital“ eine neue Wirklichkeitsebene hinzu.
Jetzt waren es die Händler, die festlegten wer zugelassen war im Gotha der Künstler “die verkauft werden” auf all den Messen, die aus dem Boden schossen, um Werke in Museen und Sammlungen zu platzieren und so ihren Wert zu steigern. Die Museen und Sammlungen spielen gerne mit, denn je mehr sie an das Spiel glauben, je mehr steigt der Wert ihrer Kunstanlagegüter.
Und hier tauchen all die White cubes auf, mit ihren aalglatten und perfekten Wänden, den rechten Winkeln, dem unübertroffen, eleganten und minimalen Geschmäcklertum, dort wo die Kunst nur mehr zu den Eingeweihten spricht und aufhört eine universelle Sprache zu sein.
Bis zum Jahr 2012 gab es das Wort „scrauso“ gar nicht. Kein Wörterbuch erwähnte es. Trotzdem wurde es von Millionen Frauen und Männern italienischer Muttersprache in allen Regionen der Halbinsel – von Mailand nach Palermo bis Triest – verwendet, um etwas nicht Perfektes, Skizzenhaftes, wenig Wertvolles zu beschreiben. 2012 wurde es endlich von der Kulturelite anerkannt, nachdem das Volk es längst schon im Gebrauch akkreditiert hatte. Zwar weicht die Definition im Zingarelli semantisch leicht von dem am meisten gebrauchten Sinn ab, aber immerhin.
Skraus Cube ist ein Statement. Skraus Cube bekräftigt das Zelebrieren des Nicht-Perfekten als existenziellen Zustand, die Behauptung der Existenz unabhängig von der Anerkennung der Eliten. Skraus Cube ist ein geometrisch nicht perfekter Raum mit schiefen Wänden, gestaltet in starken Farben, fern jeder Pseudo-Reinheits-Übertünchung. Dort sind die Regeln – die ein System diktiert, die der Markt diktiert – außer Kraft gesetzt. Der Wert besteht in der Freiheit des individuellen Ausdrucks. Hier ist Kunst nicht jene der Händler, sondern die der Menschen welche sie schaffen und betrachten.
Skraus Cube ist der freie und nicht perfekte Kunst-Raum im ost west club, in dem Künstlerinnen und Künstler im 2-Monats-Takt ausstellen können, ohne Begrenzungen und ohne Kuratierung.
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Dalle Fontane di Duchamp ad oggi l’intera storia dell’arte è stata tormentata dal ricorrere della domanda “cos’è arte?”. Moltitudini di artisti e di critici hanno risposto in modi diversi, e ciò che non era arte fino a un minuto prima, un minuto dopo è Arte (o ciò che era vandalismo fino a un minuto prima, un minuto dopo è Banksy), a seconda di come sono cambiate tali risposte.
Le variabili del postmoderno (e del post-postmoderno) sono in costante ridefinizione, tanto che diventa de facto impossibile trovare risultati univoci a qualunque equazione. “Arte = …” diventa quindi un campo del possibile, dove ogni definizione è accettabile o inaccettabile a seconda di chi sta ponendo la questione. Quando se l’è posta il mercato, ha conferito un nuovo piano di realtà all’assunto di Beuys per cui “Kunst = Kapital”.
Ed ecco schiere di mercanti che definiscono chi sia ammissibile e chi no nel gotha degli artisti che “si vendono” in una fiera di fiere sorte per piazzare opere in musei e collezioni bancarie ed accrescerne così il valore economico, con musei e collezioni bancarie che sostengono il gioco, perché più ci credono più ciò che possiedono aumenta di valore.
Ed ecco tutti i white cube dalle pareti immacolate e levigate, dagli angoli retti e il gusto impeccabilmente elegante e minimale, dove l’arte comunica solo agli addetti ai lavori e ha smesso di essere un linguaggio universale.
Fino al 2012 la parola “scrauso” non esisteva. Nessun vocabolario la riportava. Eppure era regolarmente usata da milioni di uomini e donne di buona parte delle regioni d’Italia, da Milano a Palermo a Trieste, per indicare qualcosa di imperfetto, abbozzato, di scarso valore.
Nel 2012 la parola ha finalmente ottenuto da parte dell’élite culturale quel riconoscimento ufficiale che il popolo le aveva già accreditato attraverso l’uso, anche se la definizione che ne dà lo Zingarelli si discosta semanticamente da quello che è il suo significato più diffuso.
Skraus Cube è quindi uno statement. La celebrazione dell’imperfezione come stato esistenziale, l’asserzione dell’esistenza a prescindere dal riconoscimento da parte di un’élite. Un luogo geometrico imperfetto, dalle pareti storte, dai colori violenti, lontano da ogni laccata purezza, in cui non si esiste in quanto riconosciuti da un sistema, in cui il valore non è quello del mercato, ma quello della libertà di espressione individuale, in cui l’arte non è quella dei mercanti che la vendono, ma quella della gente che la fa e che la osserva.
Skraus Cube è lo spazio libero e imperfetto dell’arte del Club Est Ovest, in cui ogni 2 mesi gli artisti che ne fanno richiesta possono esporre le loro opere, senza vincoli e senza curatela.